Ceglie
Messapica
Chiesa e culto di sant'Antonio Abate - Ceglie Messapica

Secondo Rocco Anthelmy (1834 – 1917), tra i primi studiosi
della storia di Ceglie Messapica, l’antica Cappella di
sant’Antonio Abate risalirebbe all’epoca di Costantino
Magno (Editto di Milano, 313 d. Cr.), per avere incise,
sull’architrave della porta d’ingresso, le lettere
I.H.S.V. (In hoc signo vinces). La chiesetta, più
recente rispetto alla data dell’editto, va annoverata tra gli
edifici di culto più antichi della città. La sua
edificazione é ascrivibile al periodo altomedievale (X
secolo); essa era dedicata a sant’Antonio Abate, il quale a
Ceglie Messapica, fino a non poco tempo fa, era conosciuta anche
come sant’Antonio di Vienna. Negli atti notarili custoditi
presso l’Archivio di Stato di Brindisi, infatti, viene
tramandato come il Santo di Vienna. Questo per la molto probabile
stortura del luogo in cui in cui sono custodite le reliquie del
santo, vale a dire nella chiesa di saint’Antoine a Vienne, in
Francia. Pertanto la pronuncia francese deve aver tratto in inganno
i primi studiosi. Il santo è molto radicato nelle tradizioni
popolari al punto che, intorno a costui sono nati alcuni proverbi
popolari:
“da sand’Anduèn masckr’ j
– ssuen’ (Da sant’Antonio Abate maschere e
suoni), volendo con ciò significare l’inizio dei
festeggiamenti in onore del Carnevale. Egli fu venerato dal popolo,
il quale faceva a lui ricorso contro la peste, lo scorbuto e contro
tutti i morbi contagiosi. Lo sviluppo del culto popolare per
sant’Antonio Abate fu dovuto alla sua fama di guaritore
dell’Herpes Zoster, popolarmente conosciuta come Fuoco di
sant’Antonio. In onore di sant’Antonio Abate, la sera
antecedente la ricorrenza della festa (17 gennaio), venivano
accesi, per le strade della città, grossi falò, una
consuetudine, questa, che è andata, col tempo, scemando. La
popolarità del culto favorì, tra l’altro, la
consuetudine di intitolare al Santo ospedali, chiese, confraternite
ed edicole votive. Nell’odierna Piazza di sant’Antonio,
o comunque nelle sue immediate vicinanze, nel XV secolo, insisteva
probabilmente, un complesso ospedaliero extra moenia intitolato a
sant’Antonio. Cursia sant’Antonio, infatti, ha proprio
il significato di Corsia d’ospedale. Nella chiesa di
sant’Antonio Abate, così come in altre presenti sul
territorio cegliese, nei primi anni di vita, veniva officiata
l’Eucarestia secondo il Rito greco, dovuto al fatto che la
cultura bizantina era ancora molto radicata nella tradizione
locale. Le cose cambiarono nel momento in cui giunsero in Puglia i
Normanni, i quali crearono forti organismi politici ed avviarono il
processo di latinizzazione a partire dal pontificato di Gregorio
VII (1073 – 1085), riducendo, progressivamente, la presenza
del clero Greco. Ultimo cappellano di questo antico edificio di
culto fu don Massimino Gioia il quale, nel 1904, l’aveva
ristrutturato a sue cure e spese come riferisce anche
l’iscrizione in lingua latina su lapide:
“Hanc
aedem s. Antoni abatis iam pridem in precarium usum conversam sac.
Maximinus Gioia recuperavit restituit in integro atque esornavi an.
Cristiano MCMIV” (“Questo Tempio di
sant’Antonio Abate già da molto tempo volto a un uso
precario il sacerdote Massimino Gioia riportò alle
condizioni di prima, restaurò completamente e abbellì
nell’anno di Cristo 1904”). Oggi, delle antiche
fattezze della chiesa non rimangono che la facciata e alcuni
affreschi all’interno, risalenti al XVIII secolo che
ritraggono scene di vita di santi.
Informazioni
La cappella, una volta abbandonata, è divenuta, oggi, parte
di un complesso di ristorazione.
Bibliografia
Conte, Is. – Scatigna Minghetti, G. (1987),
Ceglie
Messapico. Arte – ambiente – monumenti, Martina
Franca, Nuova Editrice Apulia.
Scatigna Minghetti, G. (2008),
Ceglie Messapica, in
La
Via di Maria. Fede, Arte, Storia. Percorsi Mariani nella Diocesi di
Oria, Manduria, pubblicazione a cura dell’Azione
Cattolica Italiana, Diocesi di
Oria.